Gli enigmatici buchi neri sono governati da fenomeni magnetici

 

I venti e i getti prodotti da un buco nero sono governati da fenomeni magnetici, indipendentemente dalla massa dell’oggetto compatto: questa la scoperta di un team internazionale di ricercatori, studiando un sistema binario che ospita un buco nero di massa stellare.  Vediamo di capirne di più con Francesco Tombesi, co-autore dello studio e ricercatore all’Università di Roma “Tor Vergata”, che nel 2015, sempre con una ricerca sui buchi neri,  si era conquistato la copertina di Nature.

Che cosa comporta aver scoperto  che i venti sono governati da fenomeni magnetici, indipendentemente dalla massa del buco nero centrale ?

I buchi neri sono tra gli oggetti astrofisici più enigmatici dell’Universo e si presentano con diverse masse, di massa stellare (alcune volte quella del Sole) in sistemi binari dove il buco nero sta divorando la sua stella compagna, e super-massicci (fino a miliardi di volte la massa del Sole) al centro di tutte le galassie. Pur essendo di masse cosi’ diverse e avendo avuto origine in modi diversi, osservazioni con satelliti nei raggi X mostrano che questi buchi neri non solo stanno divorando materiale, ma che in qualche modo producono dei potentissimi “venti” e “getti” di plasma. Il nostro lavoro dimostra che l’origine di questi venti è dovuta a fenomeni magnetici che avvengono sul disco di materiale che sta cadendo verso il buco nero. Inoltre, siamo riusciti a dimostrare che questo fenomeno è universale e vale per tutti i buchi neri astrofisici, indipendentemente dalla loro massa.

Perchè è così importante per l’astrofisica moderna comprendere in dettaglio la fisica di ciò che accade nei dintorni di un buco nero?

L’accrescimento e l’eiezione di materiale intorno ai buchi neri è uno degli argomenti di punta della fisica moderna in quanto si possono raggiungere regimi di gravità, temperatura e densità estremi, che non si potranno mai raggiungere in laboratorio. Questo ci consente di investigare la validita’ della relatività generale in condizioni limite ed inoltre di studiare la fisica dei plasmi altamente ionizzati. Dal punto di vista astrofisico, lo studio dell’accrescimento su buchi neri ci puo’ informare sul modo in cui essi crescono nell’Universo e sugli effetti che possono avere sul mezzo interstellare e sull’evoluzione delle strutture cosmiche. Infatti, recentemente si parla molto di “feedback” tra buchi neri e galassie, indicando il fatto che i fenomeni legati ai buchi neri supermassicci al centro delle galassie ne possono addirittura influenzare la loro evoluzione. Senza i buchi neri al loro centro, le galassie non apparirebbero come le vediamo oggi.

Il Sole, osservato speciale dal Polo Sud grazie a MOTH II e ai ricercatori di “Tor Vergata”

Francesco Berrilli, docente di Fisica Solare e Climatologia Spaziale  all’Università di Roma “Tor Vergata”,  di ritorno  dalla missione presso la Stazione Polare Amundsen-Scott,  al Polo Sud, racconta il  suo viaggio scientifico, intrapreso insieme a Stefano Scardigli, Post Doc per il Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma “Tor Vergata” e il progetto South Pole Solar Observatory, il telescopio dedicato all’osservazione del Sole. Il team antartico è composto da ricercatori dell’Università delle Hawaii, Georgia State University, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, JPL e European Space Agency.

Compito dei ricercatori è quello di installare e rendere operativo il telescopio solare per la ricerca astrofisica nel campo delle onde di gravità nell’atmosfera solare e della meteorologia spaziale (Space Weather). Il progetto, finanziato dal National Science Foundation con un supporto del PRIN-MIUR 2012, è coordinato dal prof. Stuart Jefferies della Georgia State University.

Ad estreme latitudini, durante le estati polari, il sole rimane al di sopra dell’orizzonte per interi mesi. Un Osservatorio al Polo Sud consente dunque di seguire la nostra stella per settimane o giorni, se il tempo meteorologico lo consente. Osservando il sole con il telescopio MOTH II si possono studiare strati diversi dell’atmosfera e processi fisici a cui non si ha accesso dallo spazio, per mancanza di strumenti simili, o dai normali osservatori a terra, perché subiscono il ciclo giorno-notte e non consentono una corretta analisi matematica del segnale osservato.

Nel nostro caso la campagna di osservazione si proponeva di perseguire tre obiettivi scientifici specifici:
1. determinare le proprietà delle onde di gravità presenti nell’atmosfera solare ed il ruolo che esse svolgono nella dinamica atmosferica ed energetica del riscaldamento coronale;
2. determinare con precisione la variazione latitudinale e longitudinale ,in funzione dell’altezza nell’atmosfera, dei grandi flussi di plasma solare ed il loro impatto sulle teorie di dinamo solare (la grande macchina magnetica che produce l’attività solare ed ha un ruolo centrale nella variabilità solare e nei fenomeni di Space Weather);
3. testare gli algoritmi di previsione degli eventi solari esplosivi, come i flare e le emissioni di massa coronale, che si stanno sviluppando presso il nostro gruppo nell’ambito di progetti europei di previsione dello stato fisico dello spazio circumterrestre (Earth’s Space Weather).

Francesco Berrilli *

*Professore di Fisica Solare e Climatologia Spaziale  all’Università di Roma “Tor Vergata”

Ansa.it Al via la costruzione di un telescopio solare in Antartide

Researchitaly – Miur Antartide: ricercatori di Tor Vergata al lavoro per installare il telescopio solare MOTH II

Media Inaf   Un telescopio solare al Polo Sud

George State University Following the Sun to the End of the Earth

 

 

 

International Students Welcome a “Tor Vergata”/How do you say ISEE in English?

IMG_3587di Pamela Pergolini

Sei uno studente straniero che ha scelto di immatricolarsi a “Tor Vergata, vuoi  fare la domanda per partecipare al bando per usufruire di una borsa di studio ma non sai come si dice ISEE in inglese?  Hai bisogno di un codice fiscale per l’assistenza sanitaria, immatricolazione oppure  vuoi aprire un conte corrente e non sai come fare?  L’Università di Roma “Tor Vergata” ha organizzato, dal 1 al 16 settembre,  il servizio di accoglienza  “Welcome Week” a supporto degli studenti stranieri che hanno scelto di studiare nell’Ateneo romano.

Gli studenti stranieri vengono assistiti per la compilazione e rilascio del “kit – permesso di soggiorno”, per rilascio a vista del codice fiscale da parte di personale tecnico dell’Agenzia delle Entrate, nelle procedure di immatricolazione,  il rilascio informazioni su assistenza sanitaria nazionale, apertura conto bancario, la ricerca alloggio e trasporto pubblico

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Nella giornata del  9 settembre abbiamo incontrato i referenti dell’Agenzia delle Entrate, presenti per il rilascio del  codice fiscale, lo staff dell’Ufficio Studenti Stranieri   e alcuni studenti che si sono presentati al desk.

GUARDA IL VIDEO  “INTERNATIONAL STUDENTS WELCOME”

SU YOUTUBE  UNIVERSITÀ ROMA “TOR VERGATA”

«Sono 340 gli studenti extracomunitari che hanno presentato la domanda di preiscrizione, presso le rispettive ambasciate, per venire a studiare all’Università di Roma “Tor Vergata” nel prossimo anno accademico (2016-2017) – spiega Angelina De Benedictis, responsabile Ufficio Sudenti Stranieri dell’Ateneo e coordinatrice dei servizi “Welcome Week” –  E ci auguriamo che tutti loro possano essere futuri studenti nel nostro Ateneo ».

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International Students Welcome 1- 16 settembre – Aula “Freezer” – Edificio Didattica “A” Macroarea di Economia 

La simulazione marziana alle Hawaii: missione compiuta

 

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Cyprien Verseux, dottorandoUniversità di Roma “Tor Vergata”

a cura della Redazione

Un anno isolati alle Hawaii per simulare una spedizione su Marte, con la missione della Nasa ‘Hi-Seas’.  É terminata il 28 agosto la missione dei sei ricercatori  che hanno abbandonato  la loro ‘casa spaziale’ sulle pendici del vulcano Mauna Loa, per tornare nei rispettivi Paesi d’origine. Tra questi il giovane astrobiologo francese Cyprien Verseux, dottorando all’Università di Roma “Tor Vergata”,  pronto a tornare a lavorare  presso l’Ateneo romano, supervisionato da Daniela Billi (Dipartimento di Biologia) e Lynn J. Rothschild (NASA Ames).

Verseux ha conseguito il Master in Biologia Sintetica presso l’Institute of Systems and Synthetic Biology e in Ingegneria Biotecnologica presso l’Institut Sup’Biotech de Paris e ha partecipatoto al programma iGEM presso la NASA.

Poche ore dopo  aver lasciato il  “terrestre”  Pianeta Rosso, Verseux ha  affermato  che  “nel prossimo futuro una missione spaziale su Marte è realistica e che le difficoltà tecnologiche e umane sono superabili”.  In questo anno, Verseux è stato impegnato a studiare l’impiego dei batteri per convertire le poche risorse marziane in sostanze nutritive per le piante necessarie alla sopravvivenza dell’uomo. ‘Questa ricerca fa parte di un progetto di ricerca denominato CyBLiSS (Cyanobacterium-Based Life-Support System), un progetto che sviluppiamo nei laboratori sotto la supervisione della professoressa Daniela Billi dell’Università di Roma “Tor Vergata” e la dottoressa Lynn Rothschild della NASA.

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Quando il giovane astrobiologo rientrerà nel laboratorio di Astrobiologia e Biologia Molecolare di Cianobatteri Estremofili all’Università di Roma “Tor Vergata” contribuirà all’analisi di cianobatteri estremofili esposti per 16 mesi all’ambiente spaziale e marziano simulato al di fuori della Stazione Spaziale Internazionale nell’ambito degli esperimenti BOSS_Cyano e BIOMEX_cyano finanziati dall’Agenzia Spaziale italiana, due esperimenti che fanno parte della missione spaziale Expose-R2 coordinata dal DLR di Colonia (Petra Rettberg) e dal DRL di Berlino (Jean-Pierre de Vera).

«Tali analisi  – spiega la prof.ssa Daniela Billi – hanno lo scopo di verificare la capacità di cianobatteri estremofili di riparare i danni accumulati durante l’esposizione alle condizioni di vuoto spaziale, escursioni termiche, elevate dosi di radiazioni ultraviolette e ionizzanti presenti in bassa orbita terrestre, al difuori della Stazione Spaziale Internazionale. I risultati contribuiranno alla nostra conoscenza dei limiti della vita ma anche alla sua ricerca altrove valutando gli effetti dell’ambiente marziano simulato in bassa orbita terrestre sulle macromolecole biologiche».

Inoltre, lo studio degli effetti dell’ambiente spaziale e marziano simulato sulla tenacia di questi estremofili contribuisce allo sviluppo di tecnologie a supporto dell’esplorazione umana dello spazio basate sull’impiego di estremofili capaci di fotosintesi ossigenica ma anche sul lor impiego per la produzione di sostanze d’interesse con approcci di biologia sintetica. A questo scopo Cyprien Verseux continuerà alcune sperimentazioni intraprese durante la simulazione marziana alle Hawaii nel contesto del progetto CyBLiSS (Cyanobacterium-Based Life-Support System), basato sull’impiego di cianobatteri estremofili per convertire le poche risorse marziane in sostanze nutritive per piante in sistemi biorigenerativi a supporto dell’esplorazione umana dello spazio.

 

Le spugne magiche di “Tor Vergata”: dalla purificazione delle acque alla connessione dei tessuti nervosi

di Pamela Pergolini

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Credits: SISSA / UniTS

Nanomateriali applicati alle neursoscienze. Una spugna di nanotubi di carbonio, compatibile con il tessuto nervoso, è capace di collegare due “fettine” di midollo spinale. L’importante risultato, ottenuto dal gruppo di Maurizio Prato dell’Università di Trieste, in collaborazione con Maurizio De Crescenzi dell’Università di Roma “Tor Vergata” e Laura Ballerini della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances, numero di luglio, con il titolo “3D meshes of carbon nanotubes guide functional reconnection of segregated spinal explants”.

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Maurizio De Crescenzi, ordinario di Struttura della materia, Roma “Tor Vergata”

Nel 2013 il gruppo di ricerca di Roma “Tor Vergata”, Dipartimento di Fisica, coordinato da Maurizio De Crescenzi, professore di Struttura della materia, e coadiuvato dalla ricercatrice Manuela Scarselli, aveva sintetizzato per la prima volta spugne ultra leggere a struttura tridimensionale costituite da nanotubi di carbonio. Tale materiale è stato utilizzato per studi sulla purificazione della acque (in quanto le spugne erano capaci di assorbire una quantità di olio pari a 150 volte il loro stesso peso iniziale) e come sensori di pressione meccanica, sfruttando le eccezionali proprietà meccaniche e di trasporto elettrico dei nanotubi. Successivamente il gruppo di ricerca di “Tor Vergata” si è messo in contatto con il prof. Maurizio Prato proponendogli di provare ad utilizzare le “magiche” nano spugne nei suoi studi sulla riconnessione di segmenti di midollo spinale basati sull’utilizzo di film a due dimensioni di nanotubi di carbonio. Questo contatto scientifico si è dimostrato di grande successo e ha richiesto molta sperimentazione. «Si tratta di uno studio complesso durato diversi anni che ha visto la collaborazione di gruppi di ricerca provenienti da campi lontani e che grazie alle loro competenze multidisciplinari ha portato a questo importante risultato – dichiara Maurizio Decrescenzi -. Il nuovo nanomateriale è stato riscontrato poter riconnettere dei segnali neuronali altrimenti spezzati e non più comunicanti tra loro. I nanotubi di carbonio fungono infatti da vera e propria autostrada metallica alla comunicazione elettrica tra i neuroni».

Manuela Scarselli, ricercatrice, Dip. di Fisica,   Università “Tor Vergata”

«Dal punto di vista macroscopico il materiale appare come una matassa di colore nero molto leggera capace di galleggiare sull’acqua (essendo molto idrofobica), e di assorbire oli e inquinanti dell’acqua (metalli pesanti, solventi organici) – spiega Manuela Scarselli, che si è occupata della sintesi e preparazione di campioni di spugne adatti alla ricerca in oggetto, – mentre la struttura interna nanoscopica può essere pensata come una matassa tridimensionale formata da milioni di nanotubi intrecciati dove circa il 90% del suo volume è costituito dagli spazi vuoti tra i nanotubi stessi. Il fatto che questa struttura si autosostiene avendo una forma propria e mantenga  inalterate le proprietà uniche dei nanotubi di cui è costituita, ha reso possibile il suo utilizzo sia come elemento di sostegno per la crescita di fibre nervose, sia come trasduttore di segnale elettrico tra porzioni staccate di tessuto”.

Nella ricerca attuale è stata indagata la reazione del materiale con i tessuti nervosi in vitro, e visti i risultati estremamente positivi, il  gruppo di ricerca è passato a testare se questo materiale veniva accettato da un organismo vivente senza conseguenze negative.

«Questi materiali – spiega Laura Ballarini della Sissa, coordinatrice dello studio appena pubblicato – potrebbero essere molto utili per rivestire gli elettrodi che si usano nel trattamento dei disordini motori, come ad esempio il tremore del Parkinson, perché ben accettati dai tessuti».

Al prof. Maurizio De Crescenzi e alla dott.ssa Manuela Scarselli vanno le congratulazioni del rettore, prof. Giuseppe Novelli, “per il lavoro svolto e per l’intuito, la creatività e l’intersettorialità della ricerca, elementi fondamentali per stimolare l’innovazione e una ricerca universitaria interdisciplinare”.

Ricordiamo che l’Università di Roma “Tor Vergata” nel 2014 ha conferito a Maurizio Prato, Dipartimento Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’ Università di Trieste, la Laurea Honoris Causa in “Scienza e Tecnologia dei Materiali”.

 

 

Movimenti incontrollati? Colpa dei neuroni che non tornano alla posizione zero

 di Pamela Pergolini

Ricercatori della Fondazione Santa Lucia Irccs e dell’Università di Perugia, coordinati dal professsore Paolo Calabresi insieme al gruppo di ricerca del professor Antonio Pisani, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, e ai colleghi inglesi e spagnoli dello University College di Londra e dell’Istituto Carlos III di Madrid, sono riusciti a dimostrare che i movimenti incontrollati di cui soffrono pazienti affetti da patologie così diverse, hanno tutti in realtà un problema in comune: l’incapacità dei neuroni di tornare a riposo dopo essere stati stimolatidonazione-sangue per apprendere un movimento.

I neuroni coinvolti sono per la precisione quelli dello striato, una regione interna del nostro cervello deputata a organizzare il movimento. Come gli stimoli elettrici che li sollecitano producono effetti di due tipi: uno chiamato LTP (long term potentiation) e l’altro LTD (long term depression). Immaginiamo per un attimo di osservare questi impulsi elettrici con un tester: quando il neurone è a riposo è come se la lancetta  fosse sullo zero. Se il neurone riceve una sollecitazione LTP la lancetta si sposta verso il positivo. Se invece riceve un impulso LTD, di segno opposto, il neurone si muove verso il negativo.

Attraverso questi impulsi di opposte direzioni noi impariamo da bambini, per progressivi aggiustamenti, a muovere mani e braccia, a camminare, ad andare in bicicletta. Poi, per tutta la vita, grazie ai medesimi impulsi, i neuroni del nostro cervello guidano i movimenti, li adattano all’ambiente, ne correggono quando necessario la traiettoria e in generale li tengono sotto controllo come movimenti volontari. “Questo meccanismo – spiega la dottoressa Veronica Ghiglieri, ricercatrice presso il Laboratorio di Neurofisiologia della Fondazione Santa Lucia – funziona tuttavia solo  se i nostri neuroni conservano la capacità di tornare alla posizione “zero” dopo ogni LTP o di poter esprimere un comportamento del tipo LTD”.

Ed è proprio questa incapacità di “downscaling”  da parte dei neuroni  –  ossia di ritornare a un livello di controllo e assumere la posizione “zero” dopo ogni stimolazione – che lo studio internazionale ha dimostrato essere comune ai pazienti affetti da malattia di Parkinson, distonia e malattia di Huntington.

Tale alterazione si riflette in un eccesso di movimenti involontari e incontrollati, tipici della distonia, un comune disturbo del movimento su cui il gruppo di ricerca dell’Università di Roma “Tor Vergata” lavora da circa un decennio.

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Antonio Pisani, neurologo, Laboratori Neuroscienze all’ Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

«L’osservazione interessante, che ci ha portato a condividere tali esperienze con diversi laboratori di ricerca e soprattutto con il laboratorio del prof. Calabresi all’Università di Perugia, sta appunto nel meccanismo neuronale sinaptico che sembra accomunare disturbi ipercinetici del movimento apparentemente diversi tra loro sia come origine che come manifestazioni cliniche, come ad esempio le discinesie (alterazioni del movimento) nella malattia di Parkinson e la Corea di Huntington» –  dichiara il prof. Antonio Pisani, Neurologo, Dipartimento di Medicina dei Sistemi all’Università Roma “Tor Vergata” . L’aspetto più caratteristico dello studio è proprio il fatto che una causa comune dell’ipercinesia sia stata riconosciuta in pazienti con patologie di origine tanto diversa, come appunto una malattia neurodegenerativa con cause multifattoriali, quale è la malattia di Parkinson, accanto a patologie di origine genetica come distonia e malattia di Huntington.

«In effetti, le nostre ricerche sono partite anni fa proprio dalla malattia di Parkinson studiando gli effetti collaterali della terapia più utilizzata per questo disturbo: la levodopa – spiega Paolo Calabresi, ordinario di Neurologia e Direttore della Sezione di Neurologia Clinica presso l’Università degli Studi di Perugia –. Il tratto comune a queste ipercinesie è che il meccanismo interessa i recettori dopaminergici. Questo studio tuttavia dimostra che all’origine dei movimenti incontrollati c’è una disfunzione che si presenta identica anche in pazienti con patologie che non sono causate dalla mancanza di dopamina».

L’obiettivo futuro della ricerca sarà quello di trovare modalità efficaci per restituire ai neuroni la capacità di “downscaling. «Senza questa capacità – osserva Barbara Picconi, ricercatrice del Laboratorio di Neurofisiologia della Fondazione Santa Lucia – è come se i neuroni, chiamati a compiere un nuovo movimento, portassero con sé gli stimoli ricevuti per movimenti precedenti, creando una confusione nel messaggio di controllo. Immaginiamoci in queste condizioni un rumore di sottofondo che si traduce in movimenti incontrollati e impedisce quelli corretti».

Come intervenire allora per trovare una cura?  «La nostra conoscenza del cervello fisiologico è oggi ancora incompleta ma è  possibile cercare soluzioni terapeutiche sviluppando farmaci oppure adeguati metodi di neurostimolazione profonda o stimolazione magnetica transcranica che restituiscano una corretta plasticità ai neuroni. Ogni nuova conoscenza di base è già per sé importante», conclude Barbara Picconi.

Lo studio Hyperkinetic disorders and loss of synaptic downscaling è pubblicato da Nature Neuroscience (Vol. 19, 7, online 28 June 2016).

Furto d’identità in Rete? Ora si può prevenire con una app

280_0_4702074_670306Cybersecurity: il furto d’identità digitale si combatte con “MP-Shield”, una app realizzata nell’ambito del progetto Sypcit, cofinanziato dalla Commissione europea, DG Affari Interni, nell’ambito del Programma Europeo per laPrevenzione e Lotta contro la criminalità,  di cui Adiconsum è coordinatore per l’Italia in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” – Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica, le imprese ExpertSystem e Kaspersky Lab Italia, l’Associazione Consumatori rumena InfoCons e il prezioso supporto della Guardia di Finanza – Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche.

L’applicazione è stata progettata per essere di ausilio ai consumatori ed è disponibile gratuitamente su smartphone con sistema Android. Essa permette di navigare in internet avendo più consapevolezzadei possibili rischi. Inoltre, rende la navigazione più sicura, perché dotata di strumenti automatizzati di sorveglianza dello scambio di dati.

Il progetto Sypcit intende promuovere nuovi modelli e strumenti di lotta e di prevenzione al furto di identità in rete. Cuore del progetto sono due nuovi strumenti: oltre all’app  “MP-Shield” è previsto l’utilizzo di una piattaforma,sypcit messa a disposizione delle Forze dell’Ordine. Alla base del suo funzionamento vi è un sistema di analisi semantica delle fonti web, in grado di categorizzarle e classificarle secondo una serie di criteri atti a identificarne in modo automatizzato il contenuto e la potenziale pericolosità. Questo permetterà agli investigatori di usufruire di materiale già strutturato e pre-analizzato su cui lavorare in modo mirato e più efficace.

Il consumatore riceverà un avviso nel caso si apra una mail di phishing o si immettano in rete dati personali su siti riconosciuti come non sicuri o classificati come potenzialmente tali dalla piattaforma Sypcit.

 

Museo Egizio, indagini scientifiche non invasive per studiare le tecniche pittoriche utilizzate nell’antico Egitto

a cura della Redazione

PHOTO 3Dal Museo Egizio di Torino i primi risultati ottenuti da indagini – svolte con innovative tecniche scientifiche – su manufatti metallici, alabastri, terrecotte e cofanetti in legno dipinti presenti nel corredo funebre della collezione della tomba di Kha, forniscono nuove indicazioni sulle pratiche pittoriche utilizzate nell’antico Egitto, sulla presenza di diverse tipologie di manifattura artistica degli oggetti e sul loro stato di conservazione.

Parte delle analisi – svolte nell’ambito di un progetto multidisciplinare coordinato da ricercatori dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” in collaborazione con studiosi e ricercatori del CNR, del Museo Egizio, del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, della Soprintendenza Archeologia del Piemonte e dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca- è stata effettuata utilizzando l’analisi non invasiva della fluorescenza a raggi X per scansioni macro (MA-XRF) in collaborazione CNR-IBAM e INFN-LNS. É stato possibile ottenere preziose informazioni sulla composizione degli elementi costituenti le superfici dei manufatti del corredo funebre della tomba di Kha, in particolare degli alabastri, vasi metallici e terrecotte e sulla distribuzione dei pigmenti che compongono la superficie pittorica dei cofanetti. Questi risultati forniscono preziose informazioni agli studiosi (archeologi, conservatori, curatori museali, etc.) per quanto riguarda la composizione dei materiali, le pratiche pittoriche e lo stato di conservazione dei reperti.

Lo studio condotto presso il Museo Egizio di Torino è parte di un più ampio progetto che ha l’obiettivo di caratterizzare i manufatti appartenenti alla tomba di Kha, capo dei lavori presso il villaggio degli operai di Deir el-Medina, impegnati nella realizzazione delle tombe dei faraoni durante la XVIII dinastia (1428-1351 a.C.). “L’IBAM continua in questo modo l’avventura scientifica con il Museo Egizio iniziata dal giorno di apertura del Museo” – sostiene Daniele Malfitana, direttore dell’IBAM. “Quest’anno – sottolineano Christian Greco, direttore, ed Enrico Ferraris, ricercatore del Museo Egizio – celebriamo i 110 anni dalla scoperta della tomba intatta di Kha avviando per la prima volta un progetto di studio interdisciplinare sull’intero corredo funerario. Le tecnologie d’avanguardia impiegate in questa prima fase di studio sono davvero promettenti e rivelano informazioni sui materiali dei reperti che non sono rilevabili ad occhio nudo, insomma si tratta di una sorta di ‘archeologia dell’invisibile’. Questa importante collaborazione tra issituzioni tra istituzioni scientifiche è uno straordinario esempio di network di ricerca; grazie ad essa potremo comprendere meglio come sono fatti gli oggetti del corredo di Kha e la storia della loro realizzazione. In questo modo non solo potremo meglio prenderci cura di questo importantissimo corredo ma, come centro di ricerca, il Museo Egizio continuerà a condividere nuova conoscenza a beneficio della comunità scientifica e dei nostri visitatori”. “Il progetto – afferma Matilde Borla della Soprintendenza Archeologia del Piemonte – è molto importante anche ai fini della conservazione attiva e passiva dei manufatti della tomba di Kha e Merit. Le specifiche ottenute relativamente alla composizione degli elementi che costituiscono le superfici dei manufatti sono fondamentali per appurare lo stato di conservazione dei reperti e per programmare eventuali interventi di restauro”.

La cosa bella di queste ricerche è l’interdisciplinarità – sostiene Luisa Cifarelli, presidente del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi – che il Centro Fermi persegue con convinzione e che caratterizza la sua missione di ente di ricerca”. “Per raggiungere questi risultati- dichiara Carla Andreani, professore in Fisica Applicata all’Università di Roma Tor Vergata e direttore del Centro NAST – un fattore essenziale è la capacità di collaborazione sinergica  che gli esperti umanisti-archologici e ricercatori delle discipline chimico fisiche sono stati in grado di esprimere nella fase di progettazione e di realizzazione di questo progetto”.

photo 2Nei prossimi mesi – dichiara Giulia Festa, ricercatore all’Università di Roma “Tor Vergata” e ricercatore associato al Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi –  sono in programma altre indagini su tipologie di materiali presenti nel corredo funebre questa volta utilizzando fasci di neutroni presso il Rutherford Appleton Laboratory nell’Oxfordshire (UK)”.

 “Il passo successivo – afferma il prof. Giuseppe Gorini, professore di Fisica della Materia all’università di Milano-Bicocca, e coordinatore del progetto progetto PANAREA II del CNR – sarà quello di completare l’analisi elementale dei reperti della Tomba di Kha, utilizzando le diffrazione e l’imaging di neutroni (sulle linee di fascio ENGIN-X e IMAT presso la sorgente ISIS). L’Italia è all’avanguardia in queste analisi che sono ora applicate ai Beni Culturali dopo un’esperienza più che ventennale nella ricerca di base, resa possibile dagli accordi di ricerca stipulati dal CNR con il STFC inglese per l’utilizzo della sorgente di neutroni ISIS, a partire dal 1985, per l’utilizzo delle sorgenti di neutroni”.

“Light probes to unveil painting practices used in ancient Egypt” – Centro interdipartimentale Nanoscienze & Nanotecnologie & Strumentazione (NAST)

 

UNI TOR VERGATA IN PILLOLE – GIUGNO

UNI TOR VERGATA IN PILLOLE – GIUGNO

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[su_label type=”info”][/su_label] DIDATTICA, “TOR VERGATA” SPICCA NELLA CLASSIFICA U-MULTIRANK

L’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” è tra le prime 50 Università, non solo italiane, per la qualità dell’insegnamento dei suoi docenti e dell’apprendimento degli studenti. In particolare, come riportato nel ranking Teaching and Learning pubblicato da U-multirank, l’Ateneo ottiene buone performance in Biologia, Ingegneria Meccanica, Matematica, Medicina e Storia

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[su_label type=”info”][/su_label] TEST GENETICO INDIVIDUA RISCHIO TUMORE MAMMELLA E OVAIO

Un nuovo test messo a disposizione dall’Università  di Roma “Tor Vergata” offre la possibilità di poter effettuare l’analisi dei geni BRCA1/2 a partire da tessuti bioptici in paraffina di pazienti affetti da tumore per l’identificazione di mutazioni somatiche a bassa frequenza. Questo test, eseguito attraverso l’analisi di un semplice prelievo di sangue, conservato a bassa temperatura e spedito ai laboratori di Bioscience Genomics all’interno dell’Università di “Tor Vergata” a Roma, è indicato per tutti quei pazienti che hanno una storia familiare di cancro e desiderano conoscere il proprio fattore di rischio, pazienti con storia di HBOC Syndrome o Sindrome dei Tumori Ereditari di Mammella e Ovaio, soggetti che appartengono ad una popolazione a maggior rischio o donne con età superiore a 40 anni

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[su_label type=”info”][/su_label]A LEZIONE CON LE IMPRESE: eSKILL NELLA PA E NELLE GRANDI IMPRESE

Il giorno 9 Giugno, presso Il Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa dell’Università di Roma “Tor Vergata”, si è svolto il terzo di un ciclo di seminari intitolato “A lezione con le imprese” in collaborazione con AICT, Key4Biz e Media Duemila. Questo terzo incontro ha visto l’intervento di rappresentanti della Pubblica Amministrazione e di importanti Industrie che si sono confrontati con gli studenti, cercando di mettere a fuoco sia i requisiti della didattica che le prospettive occupazionali che i giovani laureati in Ingegneria potranno cogliere nei prossimi anni, con particolare riferimento alla formazione ICT

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[su_label type=”info”][/su_label] INAUGURATO IL MEBIC, NUOVO PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA RICERCA APPLICATA ALLA RIABILITAZIONE

Il giorno 10 giugno è stato inaugurato, alla presenza del premio Nobel per la medicina il prof. Ferid Murad, il centro di ricerca Mebic. Questo centro, nato dalla collaborazione fra l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e l’Università San Raffaele di Roma, si pone come obiettivo quello di indagare i meccanismi molecolari e cellulari che si attivano al momento della riabilitazione, sia essa neuromotoria, respiratoria o cardiovascolare. Il rettore dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, il prof. Giuseppe Novelli, ha dichiarato:  “Il Mebic è un esempio di nuova filosofia della scienza che mira a facilitare la crescita della conoscenza attraverso un approccio multidisciplinare e complementare».

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[su_label type=”info”][/su_label]GIOVANI RICERCATORI A “TOR VERGATA”, YOH TANIMOTO SI AGGIUDICA UN POSTO AL DIPARTIMENTO DI MATEMATICA 

Yoh Tanimoto, 32 anni, un dottorato in Matematica nel 2011 all’Università di Roma “Tor Vergata”, è risultato tra i vincitori del Programma per il reclutamento di giovani ricercatori “Rita Levi Montalcini” (bando 2014), aggiudicandosi uno dei 24 posti da ricercatore a tempo determinato, presso le Università italiane, banditi e finanziati dal MIUR attraverso il programma “Rita Levi Montalcini”. Il programma si rivolge a studiosi di ogni nazionalità in possesso del titolo di dottore di ricerca o titolo equivalente, che stiano svolgendo all’estero da almeno un triennio, attività didattica o di ricerca post dottorale.

Yoh Tanimoto, risultato tra i quattro vincitori nazionali per la matematica, ha ottenuto il posto di ricercatore RTDb (tenure track da associato) presso il Dipartimento di Matematica dell’Ateneo di Roma “Tor Vergata”, con il finanziamento più alto.

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[su_label type=”info”][/su_label] ACCADEMIA DEI LINCEI, FRA I PREMIATI ANCHE UN DOTTORANDO DI “TOR VERGATA”

L’Accademia dei Lincei ha chiuso l’anno accademico 2016 assegnando 36 premi per l’eccellenza nel sapere. Durante la giornata, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato conferito oi premio di Laurea “Tito Maiani” al giovane astrofico Simone Mastrogiovanni, dottorando di ricerca in Fisica, Astrofisica e Scienze spaziali presso l’Università “Tor Vergata” di Roma, per il suo lavoro unico nel campo delle onde gravitazionali

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[su_label type=”info”][/su_label]PAPIRI DI ERCOLANO, UNA TECNOLOGIA HA PERMESSO DI LEGGERLI SENZA APRIRLI

Un team internazionale di studiosi del Cnr è riuscito, grazie alla collaborazione di diverse strutture fra le quali l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, ad aprire e leggere virtualmente i famosi papiri di Ercolano. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’applicazione di una tecnologia a raggi X, che ha riportato alla luce opere inedite di diversi filosofi greci della scuola di Epicuro

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[su_label type=”info”][/su_label] TERZA MISSIONE, CNR E ATENEI ALLEATI PER TRASFERIRE LA CONOSCENZE ALLA SOCIETÀ

Presso la Macroarea di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” si è svolto, il 15 giugno, il convegno “Terza Missione e Trasferimento Tecnologico: il ruolo del Cnr e dell’Università” organizzato dal Cnr e dalla stessa Università. Il Convegno, che ha visto fra gli altri l’intervento del rettore dell’Università di “Tor Vergata” il prof. Giuseppe Novelli, si poneva l’obiettivo di sottolineare il ruolo importante che hanno gli Atenei nello sviluppo del Paese e della nuova missione delle Università, quella di trasferire le conoscenze dalle aule universitarie alla società

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[su_label type=”info”][/su_label] ADOLESCENTI, DIMOSTRATO IL LEGAME TRA SVILUPPO CEREBRALE E COMPORTAMENTI ANTISOCIALE

Una ricerca internazionale, pubblicata sul  Journal of Child Psychology and Psychiatry  e condotta dalle Università di Cambridge e Southampton in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e il CNR, ha dimostrato che il cervello degli adolescenti con gravi comportamenti antisociali è molto differente dal punto di vista anatomico rispetto a quello degli adolescenti che non mostrano tali comportamenti. In particolare, negli individui affetti da questo tipo di disturbo antisociale, presentano delle anomalia anatomiche non presenti nei soggetti ritenuti sani. Ciò classifica il disturbo della condotta sociale come un reale problema cerebrale

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[su_label type=”info”][/su_label]IL RETTORE GIUSEPPE NOVELLI INTERVIENE SULLE COLLABORAZIONI FRA CINA E ITALIA SULLE BIOTECNOLOGIE

Intervistato da Radio Cina Internazionale, il rettore dell’Univrsità degli Studi di Roma “Tor Vergata” ha parlato della collaborazione fra Cina e Italia riguardo a un progetto per il trasferimento tecnologico di una piattaforma di sequenziamento genetico nella prova pre-parto non invasiva grazie alla collaborzione con il gruppo cinese BGI presso il laboratorio Bioscience Genomics a “Tor Vergata”. Il prof. Novelli ha fatto il punto su questo progetto, lanciato due anni fa, si è detto molto ottimista riguardo le collaborazioni tra Cina e Italia nelle biotecnologie in ambito medico e nella bioinformatica

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[su_label type=”info”][/su_label]I CORRIDOI CULTURALI ED EDUCATIVI DELLA CRUI: L’INTERVENTO DEL RETTORE GIUSEPPE NOVELLI

In occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, il 20 giugno, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e la Regione Toscana hanno organizzato la Tavola rotonda “Noi stiamo dalla parte di chi è costretto a fuggire”, in cui sono stati discussi gli strumenti e le politiche per favorire vie sicure d’accesso al territorio e quindi alla procedura d’asilo e percorsi d’integrazione per le persone rifugiate. Al confronto sono state invitate a prendere parte numerose personalià di spicco, fra le quali il rettore dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e vicepresidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane, il prof. Giuseppe Novelli, che ha poi pubblicato un intervento su Scuola24 – Il Sole 24 ore

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[su_label type=”info”][/su_label]NASCE A “TOR VERGATA” LA MIGLIORE START-UP GIOVANI ITALIANA: BTEAM

Si è tenuta a Milano, il 24 Giugno, la la tappa finale nazionale di JA StartUp Program”, il programma che accompagna i giovani studenti universitari di tutta Europa a individuare un’opportunità di business, a pianificare le risorse e a passare dall’idea all’azione. Ed è stata BTeam fondata dagli studenti dell’Università di Roma “Tor Vergata” la Migliore StartUp JA italiana che rappresenterà l’Italia alla competizione europea in programma a Bucarest il 6/8 luglio e a cui parteciperanno gli altri team finalisti dei 20 Paesi che hanno partecipato all’iniziativa. BTeam ha sviluppato un processo – efficiente, economico e ambientalmente sostenibile – per la sintetizzazione del bromotimolo (BT), una materiale già presente in natura e che rappresenta un antibatterico molto efficace, più del comune timolo, utilizzato come antisettico in molti prodotti per l’igiene, come i collutori.

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[su_label type=”info”][/su_label] I GENI SOPRAVVIVONO DOPO LA MORTE: IL COMMENTO DEL RETTORE GIUSEPPE NOVELLI

Uno studio dell’Università di Washington ha dimostrato che l’attività dei geni sopravvive e continua fino a quattro giorno dopo il decesso. Una scoperta che potrebbe avere diverse applicazioni importanti per migliorare le tecniche sui trapianti o per analizzare le tracce lasciate sulle scene di un crimine. Il prof. Novelli, rettore dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”,  ha spiegato che “Il fatto davvero interessante di questo studio è il poter avere per la prima volta una intera mappa genetica post-mortem, una fotografia delle varie attività che avvengono all’interno delle cellule dopo la morte dell’individuo”

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[su_label type=”info”][/su_label] DOTTORATI E MASTER IN INGLESE: “TOR VERGATA” FRA LE PRIMA UNIVERSITÀ ITALIANE

Secondo un’indagine della Crui sull’offerta formativa post-laurea in inglese, L’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” è una delle miglior università italiane, con 38 corsi, tra cui 15 master e 12 dottorati. L’Ateneo svetta in questa classifica assieme al Politecnico di Milano, l’Università di Padova e l’Università di Pisa.

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HIV e altre malattie infettive: l’ERC finanzia lo sviluppo di nanomacchine per diagnosi rapida

di Pamela Pergolini

pocricciL’ European Research Council finanzia il progetto del prof. Francesco Ricci di Roma “Tor Vergata” per lo sviluppo commerciale della ricerca sulle nanomacchine per la diagnosi rapida e a basso costo dell’HIV e altre malattie infettive.  Il nuovo sistema di misura denominato Ab-switch per il rilevamento di anticorpi diagnostici per HIV e altre malattie infettive è basato sull’utilizzo di nanomacchine costruite con DNA sintetico in grado di riconoscere e legare in maniera specifica un anticorpo target e di dare un segnale ottico in seguito all’avvenuto legame.

Francesco Ricci, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università di Roma “Tor Vergata”

Francesco Ricci, Università Roma "Tor Vergata"
Francesco Ricci, Università Roma “Tor Vergata”

è fra i tre italiani ad aver vinto il Proof of Concept  Grant – bando 2016. Ricci ha ricevuto dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) un finanziamento di 150.000 euro, nell’ambito del programma ERC Proof-of-Concept, per il progetto “Evaluation of commercial potential of a low-cost kit based on DNA-nanoswitches for the single-step measurement of diagnostic antibodies”.

 

Il Proof of Concept  (PoC) è riservato ai ricercatori già vincitori di un finanziamento del Consiglio Europeo della Ricerca ed è dedicato allo sviluppo commerciale delle  ricerche scientifiche più innovative portate avanti durante un progetto ERC.

«Il nostro approccio presenta diversi vantaggi rispetto ai metodi per la misura di anticorpi attualmente in commercio – commenta Francesco Ricci -. Il sensore sviluppato non ha infatti bisogno di alcun reagente aggiuntivo e questo rende la misura dell’anticorpo target particolarmente semplice. Inoltre, si ottiene una risposta in meno di 5 minuti e il nanoswitch funziona particolarmente bene anche in campioni complessi quali il siero».

Francesco Ricci nel 2013 aveva già ottenuto dall’ERC il finanziamento Starting Grant (pari a 1.45 milioni di euro) con il progetto “Nature Nanodevices”, nanomacchine per la diagnosi del tumore e l’individuazione di una terapia mirata.

«Questo nuovo finanziamento ci permetterà di migliorare ulteriormente il nostro sistema, ad esempio facendo in modo che il segnale generato dall’anticorpo possa essere letto da uno smartphone e utilizzato da tutti anche a casa – continua il prof. Ricci -. Stiamo lavorando a quest’idea e vorremmo iniziare presto a coinvolgere aziende specializzate in kit diagnostici».

Maggiori info sul sito web del laboratorio