SeCS Cathedra, il nuovo servizio di consulenza sessuologica

SeCS Cathedra, il nuovo servizio di consulenza sessuologica

di Pamela Pergolini e Leonardo Vacca

Recenti ricerche hanno dimostrato che circa la metà della popolazione italiana sessualmente attiva è in qualche modo insoddisfatta della propria vita sessuale. Non solo. Evidenze scientifiche e cliniche dimostrano che la sessualità è tra i più importanti indici di salute psichica, fisica e relazionale. La comunità universitaria corre il medesimo rischio e tutti (giovani e meno giovani) possono avere disfunzioni sessuali e problemi relazionali che possono incidere negativamente sullo studio o sul lavoro.

Il servizio si propone di guidare chi ha necessità, ottenendo anche il giusto aiuto specialistico nell’ambito delle strutture sanitarie collegate all’Università, come il Policlinico Tor Vergata e le strutture assistenziali del territorio (psichiatria, ginecologia, urologia, malattie infettive, neurologia, ecc.). SeCS Cathedra, inoltre, accoglie le richieste di consulenza di coloro che presentano dubbi riguardo al comportamento sessuale, difficoltà affettivo-relazionali, disturbi dell’identità di genere e problematiche legate all’ orientamento sessuale o alla diversa cultura e/o etnia d’appartenenza.

«Si tratta di uno dei pochi sportelli universitari in Italia dedicato ai problemi sessuali e relazionali e il primo e unico rivolto a un’intera comunità accademica. Professori compresi! Il servizio di consulenza sessuologica gratuita per gli studenti e il personale dell’Università di “Tor Vergata” nasce «per accogliere le difficili richieste d’aiuto per problemi sessuali, contestualizzando il comportamento sessuale all’interno di un percorso di crescita aperto a tutti gli appartenenti alla comunità accademica», ha dichiarato il rettore Giuseppe Novelli.

Il responsabile del servizio, Emmanuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica a “Tor Vergata” sottolinea che «è la stessa Organizzazione Mondiale per la Sanità a ricordarci che non si è sani se non si è anche sessualmente sani. Il buon sesso fa stare bene, ma stare bene fa bene al sesso. Per conseguenza, – ha concluso – una sofferenza di ordine sessuale può riflettersi su tutte le attività, compresa quella della crescita intellettuale».

Il servizio è attivo tutti i mercoledì dalle 15 alle 18, solo su appuntamento, presso il “Campus X” di “Tor Vergata” (via di Passolombardo 341). L’appuntamento può essere richiesto inviando una e-mail all’indirizzo secscathedra@uniroma2.it oppure chiamando il numero 06 72596613 il martedì e il mercoledì dalle 11 alle 13.

Si allega la locandina

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Novelli: “la genetica protagonista della più grande rivoluzione in campo medico”

Novelli: “la genetica protagonista della più grande rivoluzione in campo medico”

di  Sandro Lomonaco*

* ha collaborato Leonardo Vacca

Il 13 maggio, presso l’Aula Moscati della Macroarea di Lettere e Filosofia, nell’ambito del ciclo di seminari InterDisciplinas “Medicina Antica e Nuova”, organizzati dal Centro studi di Antichità Matematica Filosofia ” Forme del Sapere nel Mondo Antico” in collaborazione con la Scuola Superiore di Studi in Filosofia, il prof. Giuseppe Novelli, genetista e Rettore dell’Università Roma “Tor Vergata”, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo «Genetica e Natura dell’uomo».

Dopo il saluto della coordinatrice della Scuola Superiore di Studi in Filosofia, prof.ssa Gianna Gigliotti, ha introdotto i lavori il prof. Lorenzo Perilli, coordinatore del Centro di Studi Forme del Sapere nel Mondo Antico, che ha fornito spunti di riflessione interessanti partendo da una ricostruzione storica della medicina e della metodologia medica. Concludendo la sua introduzione Perilli ha affermato che la «genetica può essere utile per chiarirsi ulteriormente le idee sulla medicina, purché non si crei, attorno a questa, una nuova ideologia». Il rischio, secondo il filosofo, è che la medicina, che tanto ha contribuito a superare le superstizioni del mondo antico, possa oggi essere ideologizzata e possa, proprio attraverso il suo enorme sviluppo e potenziale, dar vita a nuove forme ideologiche dannose per l’uomo.

Subito dopo l’intervento del prof. Perilli, è stata la volta del prof. Novelli. Il rettore è intervenuto nelle vesti di ricercatore e genetista, e citando il prof. Dallapiccola ha affermato che «negli ultimi quindici anni c’è stato uno tsunami nella medicina: la genetica, responsabile di aver “azzerato” duemila anni di idee e concezioni». E se «creare una vita è impossibile perché è una cosa troppo complicata» Novelli sostiene che attraverso la genetica «la vita, forse, possiamo capirla».

Parlando delle sue ricerche, Novelli si è così soffermato sulla complessità, e al tempo stesso sulla ricchezza delle informazioni contenute nel  nostro DNA. Rispetto al passato, infatti, non solo si è arrivati ad una lettura del codice del DNA sempre più rapida, ma si sono ridotti i costi per analizzare la molecola.

Novelli ha  puntato molto l’attenzione sull’evoluzione della genetica e della medicina stessa: è grazie agli sviluppi della scienza che possiamo conoscere una grande quantità di informazioni sul DNA, tanto da poter affermare che «non esiste un DNA alterato e uno normale così come non esiste un DNA perfetto».

novelli500Il genetista ha affrontato quindi l’argomento della «medicina di precisione», che permette, ogni anno, di scovare tutte le grandi mutazioni che colpiscono il DNA umano e tutte le conseguenze di queste mutazioni. Oggi, la medicina è nel pieno della sua «terza rivoluzione», che ha permesso alla scienza di scoprire come il DNA umano in realtà provenga da una serie di specie diverse: insetti, animali, batteri e che solo una piccola parte, inferiore al 2%, proviene dall’uomo di Neanderthal.

Il professore ha poi fornito degli esempi sull’evoluzione della medicina grazie alla genetica e ai risultati della ricerca di “Tor Vergata”: solo negli ultimi anni, grazie alla genetica, si è potuta ricostruire la vita anche personale e fino ad allora sconosciuta di un uomo partendo da un frammento di DNA, come nel caso di cronaca legato all’omicidio di Yara Gambirasio e del presunto killer Bossetti; si è potuto intervenire sull’efficacia di un farmaco e sull’ipersensibilità provocata dalla somministrazione dei farmaci stessi.

Novelli si è  soffermato su alcuni recenti casi di cronaca legati alla medicina e alla genetica, come quello dell’attrice Angelina Jolie. È qui che Novelli ha affermato che «la medicina di precisione porterà ai non pazienti». Il professore ha infatti affermato che ogni malattia ha una base biologica, nel DNA c’è traccia di informazioni su ogni tipo di malattia. Ed è per questo che nei casi come quello della Jolie, o di persone nella medesima situazione, la genetica può essere utile, proprio perché il rischio clinico è reale ed elevato.

È grazie alla ricerca, ha continuato il rettore, che sono state fatte sensazionali scoperte sulla psoriasi (e anche in questo ambito “Tor Vergata” ha fornito il suo eccellente contributo) o sulle dermatiti in generale, proprio perché non si può prescindere dall’analisi dei differenti genomi affiancata da un’analisi delle differenti popolazioni e dei differenti ambienti in cui vivono. «Noi siamo degli OGM – ha affermato il prof. Novelli – e la ricerca ha dimostrato che in noi vivono batteri quantificati in un kilo e mezzo di peso, ognuno con il proprio DNA, ognuno imprescindibile per comprendere appieno la vita stessa dell’uomo».

Il professore si è poi avviato alla conclusione del suo intervento, affrontando il delicato problema della genetica e dell’etica: ha fornito un esempio in cui la scienza parte da una verità, ovvero che una coppia su sei non può avere figli. La genetica risponde con delle soluzioni che, negli ultimi anni, hanno portato allo sviluppo di tecniche di laboratorio legate alla nascita dei figli in provetta. Tanti i problemi di natura etica che questo ha comportato, come genitori che vogliono a priori determinare le caratteristiche del nascituro. Ma è qui che la genetica interviene: «bisogna far capire che non esiste un bambino perfetto così come non esiste un DNA perfetto». Tornando all’esempio della «medicina di precisione», Novelli ha parlato della grave malattia della fibrosi cistica e del farmaco, il Kalydeco, l’unico attualmente in commercio che tenta di controllare la malattia stessa: la cura completa ha un costo che si aggira intorno agli 800mila euro ma non tutti i malati rispondono al farmaco. La genetica è in grado di analizzare il DNA del feto e scoprire non solo se una volta nato il bambino sarà affetto dalla malattia e il tipo di fibrosi cistica che contrarrà, ma anche se sarà in grado di rispondere al farmaco.  Ma così facendo, ha aggiunto il genetista, si oscilla tra l’accettazione dell’esito delle analisi e l’eventualità di una interruzione della gravidanza decise dai genitori.

Novelli, infine, ha citato l’esempio degli agricoltori etiopi affetti da podoconiosi: la genetica ha scoperto che alcuni pazienti erano predisposti ad ammalarsi di questa malattia che colpiva i piedi di un agricoltore su venti. Ma si è anche scoperto che la malattia veniva contratta quando il piede nudo dell’agricoltore geneticamente predisposto entrava in contatto con i terreni argillosi: la genetica, sostiene Novelli, è intervenuta per curare gli agricoltori etiopi, ma la prevenzione, in questo caso specifico, sarebbe bastata facendo indossare sandali o stivali a protezione del piede, consentendo di risparmiare soldi e risparmiare l’intervento degli scienziati.

Il rettore ha risposto ad alcune domande dei presenti, affermando inoltre che «un test genetico deve essere valido e soprattutto deve avere una sua utilità» e che la genetica deve sempre confrontarsi con il rischio di esagerazioni sull’applicazione e sulla metodologia medica. Ma è indubbio che grazie all’evoluzione della scienza genetica oggi si può intervenire preventivamente andando a modificare poche lettere del codice genetico per evitare al nascituro possibili malformazioni. Non si può avere paura di perdere il controllo, perché ogni scoperta porta sempre con sé una cospicua dose di innovazione e una buona dose di rischi «è come se invento la ruota, poi invento la macchina e poi ho paura di investire qualcuno» ha chiosato Novelli. In questi casi, per il professore, non esiste problema etico, se la genetica aiuta a curare preventivamente malattie dei nascituri o aiuta a ridurre i rischi di contrarre malattie serie nell’età adulta, come il caso della Jolie dimostra.

 

 

Vera Komissarževskaja, un museo virtuaLe sull’attrice russa

Vera Komissarževskaja, un museo virtuaLe sull’attrice russa

PRESENTAZIONE DEL MUSEO VITUALE “Vera Komissarzevskaja”- GUARDA IL VIDEO

di Pamela Pergolini

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Donatella Gavrilovich, Storia del Teatro e dello Spettacolo, Universita di Roma Tor Vergata

Che cosa succede se in ambito teatrale la catalogazione di tipo scientifico incontra il graphic – design in 2D? Nasce un museo virtuale e la collaborazione tra due universita, quella tra l’Ateneo Roma “Tor Vergata” e l’Universita Statale ITMO di San Pietroburgo. E fin qui tutto abbastanza normale per chi fa ricerca e si occupa di didattica. La peculiarita è che questo museo è dedicato a Vera Komissarzevskaja (1864 –1910), popolarissima attrice russa, quasi sconosciuta in Italia, e che questo lavoro si inserisce nel campo della catalogazione dello spettacolo, settore piuttosto nuovo in Italia e alla ricerca di linee di condotta comuni.

Artem Smolin, Head of Engineering and Computer Graphics Chair, ITMO University

Il progetto di collaborazione tra l’Ateneo italiano e quello russo nasce dall’incontro tra Nikolaj Borisov, Preside della Facolta di Master Aziendale,Direttore del Centro per il Design e Multimedia ITMO dell’Universita Statale di San Pietroburgo e Donatella Gavrilovich, ricercatore in Storia del Teatro e dello Spettacolo presso il Dipartimento di Scienze storiche, filosofico-sociali, dei Beni culturali e del Territorio, dell’ Università di Roma “Tor Vergata”, nell’ambito del 2nd International ECLAP Conference, nell’aprile 2013.

In tale occasione la Gavrilovich, expert per il progetto europeo ECLAP, European Collected Library of Artistic Performance, ha presentato il contributo How to Catalogue the Cultural Heritage “Spectacle” [Springer, Berlin 2013] suscitando l’interesse del collega russo, impegnato proprio in quel momento a soprintendere il team universitario che stava ricostruendo in 3D la storica messinscena Maskarad di Lermontov, allestita dal regista V. Mejerchol’d nel 1917 al Teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo. Nacque subito la proposta di avviare un progetto di collaborazione sulle nuove tecnologie dell’informazione applicate al bene culturale “spettacolo”.

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Il bando Doppie Cattedre

Nell’aprile del 2014, in seguito all’accordo tra i due Atenei che prevedeva non solo un’interazione scientifica ma anche didattica con possibilità di scambio tra docenti e studenti, Donatella Gavrilovich e Artem Smolin, Engineering and Computer Graphics (ITMO University) hanno presentato il progetto per la realizzazione del museo virtuale, dedicato all’attrice russa e la catalogazione della prima rappresentazione de Il gabbiano di A. Cechov, avvenuta il 17 ottobre 1896l, nella quale Vera Komissarzevskaja fu la prima celebre interprete di Nina. Il progetto congiunto è stato, in parte, finanziato dall’ Universita di Roma “Tor Vergata” in seguito alla selezione nell’ambito della bando Doppie Cattedre  a.a. 2014-2015.

 La popolarità della Komissarzevskaja non è dovuta soltanto alla sua attività di attrice e all’aver sperimentato nuove forme di teatro ma anche al suo impegno nel sociale, al suo essersi schierata apertamente contro la censura zarista e nell’aver dato il suo supporto alle vittime dei pogrom contro gli ebrei e della fallita rivoluzione del 1905. L’attrice morì di vaiolo, a 45 anni, e durante il viaggio di rientro della salma a San Pietroburgo da Taskent, capitale dell’Uzbekistan, un viaggio che durò 9 giorni e durante il quale le stazioni ferroviarie furono stracolme di gente che voleva dare il suo ultimo saluto alla Giovanna d’Arco della scena russa.

IMG_2138Un Convegno e una Mostra

Il progetto, in occasione del 150° anniversario della nascita dell’attrice russa Vera Fedorovna Komissarzevskaja, ha dato vita al convegno internazionale “Vera Komissarzevskja incontra Eleonora Duse – La Giovanna d’Arco della scena russa e la Divina del teatro italiano” e ad una mostra, inaugurata il 4 marzo, nella Biblioteca della Manica Lunga presso la Fondazione Giorgio Cini, realizzati in collaborazione con il  Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia e l’Universita degli Studi “Ca Foscari” di Venezia. La mostra propone materiale fotografico e documentario sulle due attrici e sarà possibile visitarla fino al prossimo 15 maggio.

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Maria Ida Biggi, direttrice del Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini e il prof. Rino Caputo, Delegato del Rettore alla Cultura, Universita di Roma Tor Vergata

 Il Convegno, che si è tenuto il 4 e il 5 marzo presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia, e la mostra sono stati ideati e organizzati da Donatella Gavrilovich e da Maria Ida Biggi, docente di Storia della Scenografia e Iconografia Teatrale dell’Universita “Ca’ Foscari” di Venezia e direttrice del Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini. A entrambe gli eventi hanno collaborato la Fondazione Giorgio Cini, l’Università Roma “Tor Vergata”, l’Università Statale ITMO di San Pietroburgo, il CSAR (Centro Studi sulle arti della Russia) dell’ Università Ca’ Foscari, il Museo Statale di Teatro e Musica di San Pietroburgo, il Museo Statale Teatrale Centrale “A. A. Bachrusin” di Mosca e la Casa Editrice Universitalia.

Per l’Università Roma “Tor Vergata”, oltre a Donatella Gavrilovich con il suo intervento dal titolo “La Luce di Vera Komissarzevskaja e Vasilij Kandiskij. Il suo riflesso nell’arte teatrale e coreutica sovietica”, hanno preso parte al convegno Cesare G. De Michelis, con l’intervento  “La Komissarzevskaja e l’età d’argento” e Mario Caramitti, con  “Gli occhi della Komissarzevskaja: recitazione, magia, mito” e il prof. Rino Caputo, delegato del Rettore alla Cultura.

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Vera Komissarzevskaja in Desdemona e altri ruoli
Fonte: Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini

 Il convegno e la mostra hanno messo in luce diversi punti in contatto fra la Duse e la Komissarzevskaja, che ebbero l’occasione d’incontrarsi, come testimonia l’attrice russa in una lettera, anche se non ebbero modo di parlarsi. Entrambe alle prese con un repertorio molto simile (D’Annunzio, Dumas figlio, Goldoni, Ibsen, Maeterlinck, Shakespeare, Sudermann), cercarono nuove forme espressive anche attraverso una conquistata autonomia lavorativa: la Duse divenne capocomico della Compagnia drammatica della citta di Roma da lei creata nel 1886, e la Komissarzevskaja fu impresaria e direttrice artistica del Teatro Drammatico, fondato da lei a San Pietroburgo nel 1904. Il progetto del Museo virtuale vedra il suo completamente tra circa un anno e nel futuro si arricchirà della collaborazione con l’Università di Nancy, che ha manifestato il desiderio di entrare a far parte del progetto. Tra gli elementi piu innovativi la realizzazione di un social group che metta in evidenza le relazioni sociali tra i protagonisti della scena teatrale dell’epoca e le loro testimonianze, e una mappa interattiva che ripercorrera i luoghi e i teatri in cui la Komissarzevskaja ha recitato durante le sue numerosissime tournée.

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Eleonora Duse, tournee in Russia
Fonte: Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini

Donatella Gavrilovich, studiosa ed esperta di teatro russo nei primi anni del ‘900, è ricercatore in Storia del Teatro e dello Spettacolo all’Universita di Roma Tor Vergata. Nell’ambito del corso di laurea magistrale, da lei tenuto, in “Nuove Tecnologie digitali per lo studio e la catalogazione dello Spettacolo”, ha creato un laboratorio, in cui sta realizzando in collaborazione con gli studenti e con il prof. Fabio Massimo Zanzotto, Ingegneria dell’Informazione di Tor Vergata, il modello innovativo di database online per la catalogazione dello spettacolo, di cui e ideatrice e che e stato registrato presso la SIAE come idea creativa.

ECLAP, European Collected Library of Artistic Performance, è un progetto europeo di ricerca teorica e applicata destinata allo sviluppo di Europeana, la biblioteca digitale dell’Unione Europea. In particolare Eclap e dedicato alle arti performative e alle loro necessita di gestire i problemi informatici (fra cui la multimedialità), biblioteconomici (anzitutto la metadatazione) e giuridici (in prima istanza il copyright) che attualmente possono ostacolare l’accesso libero ai prodotti artistici tramite Europeana.

Link al progetto ECLAP